Ritorna la linea dritta e tra il 1780 e il 1786 primeggiano i mobili italiani dei Maggiolini, richiesti sia dall’aristocrazia milanese, genovese che austriaca.
I Maggiolini (Parabiago) intarsiavano preferibilmente comò dalle linee regolari, con motivi di frutta, trofei, strumenti musicali, candelabri, usando le diverse colorazioni del legno (raramente ricorrevano a tinte) o immergendo questo nella sabbia rovente.
Pittori come l’ Appiani, Levati, Cantalupi, gli fornivano cartoni con paesaggi e figure, sui quali i maestri intarsiavano. I Maggiolini fecero scuola e i mobili presero il loro nome. Nello stesso periodo, in Francia, c’era lo stile Luigi XVI caratterizzato sempre da un ritorno all’antico, ma con linee più morbide e tinte più chiare.
Dalla Francia si importano in Italia soprattutto i trumeaux, scrivanie con cassetti nella parte inferiore e tiretti su quella superiore. Si da vita ai mobili laccati; i “depentori” veneziani, che primeggiano in Italia, imitarono le lacche della Cina e del Giappone rendendo festosi mobili e rallegrando la cita salottiera del tempo.
A differenza di quello parigino, il depentore veneziano non ebbe l’appoggio del re, della Pompadour e del bronzista. Prima mantenne fedeli i modelli cinesi, verso la metà del ‘700 iniziò a disegnare di orientali propri, dai colori vivaci, contornati da cornici d’oro. Operano direttamente sul fondo tinto(vera laccatura) o applicano ritagli di stampe colorate a mano (lacca magra).
Famosi furono i veneziani per la loro doratura ricca e lucente e per le maniglie di bronzo, sostituite da conchiglie o cartocci di legno o cartocci di legno scolpito (metà secolo XVIII).
Si preferì in Italia lavorare il legno di noce, a differenza del mogano diffuso in Francia ed Inghilterra, impreziosito, nella seconda metà del ‘700, con applicazioni in porcellana e maiolica bianca cosparsa di fiorellini.